
UN ANTICLERICALISMO FEMMINILE
L’apertura alla consultazione dei fondi del S. Uffizio (ora Dicastero per la Dottrina della Fede, avvenuta nel 1998 per volontà di Giovanni Paolo II), consente di gettare un importante sguardo su vicende a suo tempo ricacciate nell’oscurità, che al contrario contenevano in sé il germe di una problematica destinata ad esplodere in tempi più lontani ed ora recenti.
Marie de Jésus Deluil-Martiny (1841-1884) è stata la fondatrice della Société des Filles du Coeur de Jésus, un istituto religioso che nel 1896 ebbe l’approvazione definitiva da parte della Santa Sede.
La religiosa, e le sue consorelle, attirarono l’attenzione della congregazione romana del S. Ufficio perché si ritenne che andassero configurando “Una via mariana al sacerdozio femminile”, con la devozione per la Madonna come «Virgo Sacerdos». Alla vicenda ha prestato molta attenzione Liviana Gazzetta.
«Accanto a tutta un serie di argomentazioni dottrinali, infatti, i membri della Suprema esprimono un’evidente insofferenza verso quelle che sembrano loro come eccessive ‘ambizioni’ femminili basate sull’analogia con la Vergine. Un’insofferenza che diventa tanto maggiore quando, come mostrano altre cause della serie “Devotiones variae”, il protagonismo delle donne è connesso al tema della riforma ecclesiale e della riparazione per i peccato dei sacerdoti. […] Ciò non toglie, però, che si possa intravedere quasi una ‘linea di anticlericalismo femminile’ in questo ambito, possibile spia di un crescente protagonismo delle credenti […]. Il filone femminile anticlericale nella storia del cattolicesimo non inizia certo nel XIX secolo, ma nel periodo qui considerato sembra caricarsi di valenze apocalittiche e palingenitiche più generali, cui facilmente può connettersi il culto della Vergine con le sue mariofanie e quello del S. Cuore col suo annuncio del Regno»
Numerosi scritti della fondatrice, rimasti inediti, non sono stati ancora vagliati a fondo. Peraltro da essi non risulta emergere la rivendicazione di un sacerdozio femminile.
«Anche negli scritti disponibili su Deluil Martiny, e nella vita interna dell’Ordine, si rintracciano chiari elementi di critica al clero, se non altro nella misura in cui si tematizzava l’idea che si trattasse di attuare una sorta di supplenza femminile alle defezioni dei sacerdoti del tempo […]. Piuttosto chiara era anche l’accusa di insufficienza spirituale rivolta a molti sacerdoti».
A Roma ci si preoccupò soprattutto dei risvolti di una devozione, che si riteneva potesse essere spinta al punto di far emergere l’inaccettabile pretesa di un accesso delle donne al sacerdozio. O quanto meno insinuare tra i fedeli opinioni destinate a confonderli.
«A questo punto è chiaro che la preoccupazione del Sant’Uffizio andava non tanto ai risvolti teologici del culto alla “Virgo Sacerdos”, quanto piuttosto alle sue ricadute. Le conseguenze della devozione considerate più riprovevoli erano quelle che stabilivano un’associazione tra figura femminile e sacerdozio: perché cioè col titolo «Vierge Prêtre» le religiose potevano, da una parte, prefigurarsi quasi come delle sacerdotesse e magari accreditare queste convinzioni presso i fedeli»
Rispetto all’enfasi che negli ultimi secoli la storiografia ha riservato al tema della femminilizzazione del cattolicesimo nei due secoli dell’età contemporanea, se affrontata in un’altra ottica, ad esempio dei gender studies, può essere rivista con altri occhi una valutazione sostanzialmente positiva proposta da un approccio confessionale.
«Da una prospettiva di genere, la cosiddetta femminilizzazione del cattolicesimo sembrava, insomma, portare con sé un’ambivalenza e una conflittualità strutturale»
A partire dal primo capitolo, “Il culto alla «Virgo Sacerdos» e la questione del sacerdozio femminile: una memoria cancellata”, nel volume di Liviana Gazzetta si ripercorrono “le idee di sacerdozio femminile”, particolarmente fervide nel primo Novecento.
A un secolo di distanza la questione si dispiega di nuovo, però con referenti e coordinate diverse, tali da indurre a ritenere che questa volta tutto non si ridurrà a un dossier del Dicastero per la Dottrina della Fede. Oppure alla beatificazione della fondatrice, avvenuta il 22 ottobre 1989, ad opera della “fabbrica dei santi” tanto attiva sotto Giovanni Paolo II nel promuovere un’esito positivo dei processi di canonizzazione aperti a favore di tante fondatrici otto-novecentesche.
Referenze bibliografiche
Liviana Gazzetta, Virgo et sacerdos. Idee di sacerdozio femminile tra Ottocento e Novecento, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2020.
Si vedano altri studi di Liviana Gazzetta:
Una memoria cancellata. Il culto alla ‘virgo sacerdos’ e la questione del sacerdozio femminile, in Ricerche di storia sociale e religiosa, N.s. 40, n.79 (gennaio-giugno 2011), pp. 179-202.
Donne e sacerdozio tra Ottocento e Novecento : culto mariano e riparazione sacerdotale in alcune esperienze religiose femminili in Francia e Italia, in Cristianesimo nella storia, 39 (2018), pp. 613-636.
La questione del sacerdozio femminile e la vicenda di Ludmila Javorová, in Cristianesimo nella storia, 44 (2023), pp. 263-275.
Per le epoche precedenti, sull’anticlericalismo in generale:
Gian Luca Potestà – Roberto Rusconi, Introduzione, in Percorsi anticlericali fra medioevo ed età moderna, Brescia, 2015, pp. 243-247 («Rivista di storia del cristianesimo», XII/2).
Ottavia Niccoli, Rinascimento anticlericale. Infamia, propaganda e satira in Italia tra Quattro e Cinquecento, Roma [etc.], GLF editori Laterza, 2005.