UNA NORMATIVA SUL PAPA RINUNCIANTE

Dopo la scomparsa, avvenuta il 31 dicembre 2022, di Joseph Ratzinger, già papa Benedetto XVI, è ritornata di attualità la questione del vuoto normativo concernente la condizione canonica del pontefice che abbia rinunciato al proprio ufficio, anche per l’iniziativa unilaterale, assunta a suo tempo, di attribuirgli il titolo di “papa emerito”. Gli avvenimenti dell’ultimo decennio, successivi alla rinuncia al pontificato, da Benedetto XVI annunciata l’11 febbraio 2013, hanno inoltre messo in evidenza la problematica connessa con le condizioni di salute di un anziano pontefice. In verità, analoga situazione si era prospettata nell’ultimo decennio del papato di Giovanni Paolo II, fra 1995 e 2005, ma anche per alcuni predecessori sul soglio pontificio, in particolare Pio IX (1846-1878) e Leone XIII (1878-1903).

Il problema sottostante è dato dalla contemporanea presenza di un papa che non eserciti più il proprio ufficio, vuoi per ragioni obiettive di salute vuoi per propria scelta, e di un altro papa regnante. Fino alla decisione di Benedetto XVI nel 2013, la rinuncia papale era materia per i volumi di storia e rimandava all’indietro di diversi secoli, agli inizi del secolo XV al termine del Grande Scisma d’Occidente (1378-1417), e soprattutto al più noto caso di Celestino V nel 1294. Assai più concreta, ma sottaciuta per diversi motivi, la ridotta capacità di un pontefice regnante a governare la Chiesa cattolica: ipotesi che il prolungamento dell’età media e i progressi della scienza medica possono rendere attuali e concreti.

Attualmente il Codice di Diritto Canonico, approvato nel 1983, dedica un comma sommario soltanto all’ipotesi di una rinuncia all’ufficio papale:

Nel caso che il Romano Pontefice rinunci al suo ufficio, si richiede per la validità che la rinuncia sia fatta liberamente e che venga debitamente manifestata, non si richiede invece che qualcuno la accetti (Can. 332 §2).

Un gruppo di canonisti di diversi Paesi ha predisposto, collaborando attraverso gli strumenti informatici, due distinte proposte di legge per disciplinare la Sede romana totalmente impedita, dovuta a circostanze esterne ovvero a inhabilitas, temporanea o permanente, del Romano Pontefice, e importanti profili relativi alla condizione giuridica del Vescovo di Roma che ha rinunciato al suo ufficio.

Dal Preambolo della Proposta di legge sulla situazione canonica del Vescovo di Roma che ha rinunciato al suo ufficio:

  1. Oltre a insistere sull’unicità dell’ufficio primaziale, che sempre deve essere rispettata, incluso nella terminologia che si impiega, c’è una serie di questioni pratiche che investono la persona che ha rinunciato all’ufficio petrino e che è conveniente risolvere, tra le quali: suo titolo e denominazione, luogo di residenza, sostentamento, relazioni istituzionali con il Romano Pontefice, condizione personale e responsabilità ecclesiali, precedenza e sepoltura. È parso opportuno che l’autorità suprema stabilisca alcune disposizioni che diano chiarezza e alimentino praticamente la comunione ecclesiale.
  2. Queste norme non regolano aspetti non necessari e vogliono essere specialmente rispettose della dignità personale di chi ha occupato la cattedra di San Pietro. […] Più che prescrizioni vincolanti, tratte dalla legislazione canonica, si includono qui principalmente alcuni orientamenti opportuni che dovranno essere applicati con prudenza. Particolare importanza riveste l’aspetto delle relazioni personali e pubbliche tra il nuovo Romano Pontefice e il suo predecessore. Si mostra necessario stabilire alcune disposizioni che organizzino tali relazioni, ma è indubitabile che il contenuto umano e spirituale della convivenza non deve né può essere disciplinato per legge […].
  3. […] La nuova situazione del rinunciante consiglia chiaramente un ritiro dalla vita pubblica ecclesiastica e civile che faciliti il lavoro del Romano Pontefice. In questo modo si stabiliscono alcune disposizioni per moderare in certa maniera l’esercizio dei diritti del rinunciante in vista del bene comune della Chiesa, le quali sono consigliate per evitare situazioni confuse, malintesi o possibili incomprensioni.

 

 

Entrambe le proposte normative sono elaborate in testi piuttosto ampi, che si possono leggere nei seguenti volumi: Papa, non più papa. La rinuncia pontificia nella storia e nel diritto canonico, a cura di Amedeo Feniello e Mario Prignano, Roma, Viella, 2022, pp. 152-166; La sinodalità nell’attività normativa della Chiesa. Il contributo della scienza canonistica alla formazione di proposte di legge, a cura di Ilaria Zuanazzi, Maria Chiara Ruscazio, Valerio Gigliotti, Modena, Mucchi, 2023 (Collana Un’anima per il diritto, 7): Proposta di legge sulla sede romana totalmente impedita, pp. 484-495; Proposta di legge sulla situazione canonica del Vescovo di Roma che ha rinunciato al suo ufficio, pp. 497-503. Questo volume è disponibile in rete in open access. Per un approfondimento sulla problematica innescata dalla rinuncia di papa Benedetto XVI, si veda almeno Geraldina Boni, Sopra una rinuncia. La decisione di papa Benedetto e il diritto, Bononia University Press, 2015.