LA RELIQUIA DI GIOVANNI PAOLO I  

LA RELIQUIA DI GIOVANNI PAOLO I    

«La santità vissuta è molto più estesa della santità proclamata ufficialmente. Il papa canonizza, è vero, solo santi autentici […]. Se noi facciamo qui in terra una specie di selezione, Dio non la fa in cielo; arrivando in Paradiso, troveremo probabilmente mamme, operai, professionisti, studenti collocati più su dei santi ufficiali che veneriamo in terra» (Opera omnia, VI, p. 16). Così scriveva Albino Luciani, quando verosimilmente non avrebbe immaginato divenire papa e di essere proclamato beato il 4 settembre 2022.

Per il nuovo beato è stato approntato un reliquiario del tutto fuori del comune [nell’immagine], in cui è stato inserito un appunto autografo risalente al 1956, sulle tre virtù teologali – fede, speranza e carità (invece del blasfemo reliquiario ostentato in piazza S. Pietro il 26aprile 2011, in occasione della canonizzazione di Giovanni Paolo II, contenente il suo sangue che era stato predisposto dai medici per un’eventuale autotrasfusione).

Gli scritti del papa che si è seduto sulla cattedra di san Pietro per soli 33 giorni hanno ricevuto una particolare attenzione, anche perché il 17 febbraio 2020 è stata istituita una fondazione vaticana a lui dedicata, che si è concentrata sulla documentazione riferibile prima ad Albino Luciani e poi papa Giovanni Paolo I, presso di essa ora conservata. Su tale base è stata predisposta un’edizione filologica dei suoi interventi (Il Magistero. Testi e documenti del Pontificato (libreria Editrice Vaticana – San Paolo, 2022): una novità resa possibile dalla brevità dell’ufficio da lui ricoperto. Il primo documento è ovviamente il radiomessaggio Urbi et Orbi pronunciato nella Cappella Sistina il 27 agosto 1978, il giorno successivo alla sua elezione in conclave: particolarmente noto per la enunciazione dei sei «volumus» che avrebbero dovuto costituire il programma del pontificato.

La rilevanza del materiale archivistico è stata al centro di un convegno tenuto a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana il 13 maggio 2022, i cui atti sono stati recentemente pubblicati: Il Magistero di Giovanni Paolo I. Uno studio storico e teologico attraverso le carte d’archivio, a cura di Stefania Falasca e Flavia Tudini (Roma, Viella, 2023) [vi manca purtroppo l’intervento del cardinale Beniamino Stella, postulatore della causa di beatificazione, del quale si possono peraltro rintracciare in rete numerosi interventi].

Proprio l’accurata conservazione e ricognizione della documentazione archivistica ha confermato che non esistono appunti ovvero stesure relative al radiomessaggio: un problema dibattuto su cui si è soffermato Dario Vitali, I sei «vogliamo». Il Magistero di Giovanni Paolo I alla luce della carte d’archivio (pp. 39-54). A lui si rinvia per una significativa revisione della traduzione ufficiale in italiano, che comunque si riporta:

Il Nostro programma sarà quello di continuare il suo [di Paolo VI], nella scia già segnata con tanti consensi dal grande cuore di Giovanni XXIII:

– vogliamo cioè continuare nella prosecuzione dell’eredità del Concilio Vaticano II, le cui norme sapienti devono tuttora essere guidate a compimento, vegliando a che una spinta, generosa forse ma improvvida, non ne travisi i contenuti e i significati, e altrettanto che forze frenanti e timide non ne rallentino il magnifico impulso di rinnovamento e di vita;

– vogliamo conservare intatta la grande disciplina della Chiesa, nella vita dei sacerdoti e dei fedeli, quale la collaudata ricchezza della sua storia ha assicurato nei secoli con esempi di santità e di eroismo, sia nell’esercizio delle virtù evangeliche sia nel servizio dei poveri, degli umili, degli indifesi; e a questo proposito porteremo innanzi la revisione del Codice di Diritto Canonico, sia della tradizione orientale sia di quella latina, per assicurare, alla linfa interiore della santa libertà dei figli di Dio, la solidità e la saldezza delle strutture giuridiche;

– vogliamo ricordare alla Chiesa intera che il suo primo dovere resta quello dell’evangelizzazione, le cui linee maestre il Nostro Predecessore Paolo VI ha condensato in un memorabile documento: animata dalla fede, nutrita dalla Parola di Dio, e sorretta dal celeste alimento dell’Eucaristia, essa deve studiare ogni via, cercare ogni mezzo, « opportune importune », per seminare il Verbo, per proclamare il messaggio, per annunciare la salvezza che pone nelle anime l’inquietudine della ricerca del vero e in questa le sorregge con l’aiuto dall’alto; se tutti i figli della Chiesa sapranno essere instancabili missionari del Vangelo, una nuova fioritura di santità e di rinnovamento sorgerà nel mondo, assetato di amore e di verità;

– vogliamo continuare lo sforzo ecumenico, che consideriamo l’estrema consegna dei Nostri immediati Predecessori, vegliando con fede immutata, con speranza invitta e con amore indeclinabile alla realizzazione del grande comando di Cristo: « Ut omnes unum sint », nel quale vibra l’ansia del suo Cuore alla vigilia dell’immolazione del Calvario; le mutue relazioni fra le Chiese di varia denominazione hanno compiuto progressi costanti e straordinari, che sono davanti agli occhi di tutti; ma la divisione non cessa peraltro di essere occasione di perplessità, di contraddizione e di scandalo agli occhi dei non cristiani e dei non credenti: e per questo intendiamo dedicare la Nostra meditata attenzione a tutto ciò che può favorire l’unione, senza cedimenti dottrinali ma anche senza esitazioni;

– vogliamo proseguire con pazienza e fermezza in quel dialogo sereno e costruttivo, che il mai abbastanza compianto Paolo VI ha posto a fondamento e programma della sua azione pastorale, dandone le linee maestre nella grande Enciclica « Ecclesiam Suam », per la reciproca conoscenza, da uomini a uomini, anche con coloro che non condividono la nostra fede, sempre disposti a dar loro testimonianza della fede che è in noi, e della missione che il Cristo Ci ha affidata, « ut credat mundus »;

– vogliamo infine favorire tutte le iniziative lodevoli e buone che possano tutelare e incrementare la pace nel mondo turbato: chiamando alla collaborazione tutti i buoni, i giusti, gli onesti, i retti di cuore, per fare argine, all’interno delle nazioni, alla violenza cieca che solo distrugge e semina rovine e lutti, e, nella vita internazionale, per portare gli uomini alla mutua comprensione, alla congiunzione degli sforzi che favoriscano il progresso sociale, debellino la fame del corpo e l’ignoranza dello spirito, promuovano l’elevazione dei popoli meno dotati di beni di fortuna eppur ricchi di energie e di volontà.

 

Per un’informazione essenziale si può fare ricorso alla “voce” redatta da Giovanni Vian per la Enciclopedia dei papi. Roma, Istituto dell’Enciclopedia Italiana, 2000 (ora disponibile anche in rete), oppure al recente Ettore Malnati, Marco Roncalli, Albino Luciani-Giovanni Paolo I. Una biografia. Brescia, Morcelliana, 2022. Per approfondimenti si hanno a disposizione due volumi collettivi: Albino Luciani: dal Veneto al mondo. Atti del Convegno di studi nel XXX della morte di Giovanni Paolo I (Canale d’Agordo-Vicenza-Venezia, 24-26 settembre 2008), a cura di Giovanni Vian. Roma, Viella, 2010, e Il papa senza corona, Vita e morte di Giovanni Paolo I, a cura di Giovanni Maria Vian. Roma, Carocci, 2022.