UN PERCORSO INTERROTTO: UN LIBRO SU PAPA FRANCESCO

UN PERCORSO INTERROTTO: UN LIBRO SU PAPA FRANCESCO

 Marco Politi, giornalista e saggista, aveva pubblicato nel 2011 un saggio su Benedetto XVI – aggiornato un paio di anni dopo, in seguito alla morte di Joseph Ratzinger, il “papa emerito”. Era un testo ben lontano dalle coordinate celebrative, al limite dell’agiografia, della letteratura relativa a quel pontefice. La prospettiva del suo lavoro si condensava nello stigma: «Crisi di un papato».

Dopo l’elezione a papa Francesco del cardinale argentino Jorge Mario Bergoglio, Politi è intervenuto a più riprese sul nuovo pontefice, proseguendo con la medesima impostazione interpretativa. Parafrasando i titoli dei suoi volumi, in una Chiesa in tempesta il nuovo pontefice si trovava circondato da lupi, che miravano ad arrestare una rivoluzione che era caratterizzata da una cifra profetica, una sorta di segreto che si sarebbe disvelato con gradualità. Alla vigilia della morte di papa Francesco veniva tracciato un bilancio severo e preoccupato: la “rivoluzione” era di fatto “incompiuta”.

Nelle pagine di un volume, il  cui autore si domanda che cosa sarà «La Chiesa dopo papa Francesco», non si trova un cahier de doléances e nemmeno una lista di richieste imperative – immediatamente avanzate da ambienti e personaggi conservatori e tradizionalisti, dopo l’elezione del suo successore.

Mentre i capofila dell’opposizione anti-bergogliana imperversano con dichiarazioni e interviste, in uno schieramento  che ha preceduto la morte di papa Francesco e che persevera nei propri intenti dopo l’elezione di papa Leone XIV, in questo volume spicca il rilievo assunto dalle persone con cui Politi ha conversato, per andare in profondità rispetto a quanto emerge dalle fonti a stampa e dai documenti.  In questi colloqui si susseguono i nomi: Luis Badilla, fondatore de Il Sismografo; il cardinale francese Paul Poupard; Pierre Vignon, già giudice ecclesiastico a Lione; Paul Gallagher, Ministro degli Esteri vaticano; Enzo Bianchi, fondatore di Bose; Cettina Militello, già docente alla Pontificia Università Angelicum; Monika Schmid, “parroca” a Effretrikon (Svizzera); Philippa Rath, monaca benedettina a Rüdesheim (Germania); Catalina Cerda-Planas, teologa cilena; Béatrice Faye, suora del Senegal; Marinella Perroni, fondatrice del Coordinamento teologhe italiane; Fabrizia Raguso, ex religiosa della Comunità Loyola; Hans Zollner, gesuita dimissionario della Commissione per la tutela dei minori; Matteo Zuppi, presidente della CEI; Stefano Zamagni, già presidente dell’Accademia pontificia delle Scienze sociali; Walter Kasper, cardinale tedesco; Rino Fisichella, pro-prefetto del Dicastero per l’evangelizzazione; Christoph Schönborn, già cardinale di Vienna; Vincenzo Paglia, (già) presidente dell’Accademia per la vita; José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la Cultura e l’Educazione; Jean-Claude Hollerich, cardinale arcivescovo di Lussemburgo. Ma anche don Nicola Bux; Christian Marquand, presidente del Coetus Internationalis Summorum Pontificum; Fabio Viglione, avvocato difensore del cardinale Becciu; Luca Diotallevi, sociologo a lungo collaboratore della CEI; Andrea Monda, direttore dell’Osservatore Romano; Marc Ouellet, già Prefetto del dicastero per i Vescovi; Alexander Avdeev, già ambasciatore della Federazione russa a Roma; Giovanni Battista Re, decano del collegio cardinalizio; Guzmán Carriquiry Lecour, ambasciatore dell’Uruguay presso la Santa Sede

I titoli dei capitoli nel volume sono evocativi, e in una lettura dell’indice non rivelano il loro contenuto. Per Marco Politi si tratta di una “stagione incerta”, in cui si dovrebbero condurre sino in fondo veri e propri repulisti (e non semplici “pulizie”), mentre il papa non è per nulla in sintonia con la curia romana, sulla quale non riesce a incidere, in un momento in cui aumenta lo scontento per le questioni irrisolte: in primo luogo il ruolo delle donne e il peso del “Sud” nella Chiesa cattolica.

“Fare presto, mettere in ordine. L’ultima stagione, in cui Jorge Mario Bergoglio regge il timone, è contrassegnata dall’intento di eliminare nella Chiesa i domini quasi feudali che si erano affermati sotto i suoi predecessori: la chiusura aggressiva dei circoli che celebrano la messa solo in latino, la super-diocesi dell’Opus Dei, la leadership a vita nei movimenti” (vedi anche R. Rusconi, Après moi, le déluge?).

Nel volume si prospetta con adeguato rilievo come un grande peso risulti il successore di Jorge Mario Bergoglio il problema della celebrazione della messa-in-latino, dopo la Summorum pontificum di Benedetto XVI (2007) e la Traditionis custodes di papa Francesco (2021) (vedi in Osservatorio: Balaustre o barricate? Vetus Ordo vs Novus Ordo).

Certamente Jorge Mario Bergoglio è andato «contro vento»: “Francesco ha seminato, consapevole che non sarà lui a portare a casa il raccolto. Un senso di incompiutezza attiene al suo pontificato. (…) Le vampate di ostilità nel grande corpo del cattolicesimo lo hanno accompagnato sino alla fine”.

 

Marco Politi, Joseph Ratzinger. Crisi di un papato. Prefazione di Stefano Rodotà. Roma – Bari, GLF editori Laterza, 2013 (prima edizione 2011).

– Francesco tra i lupi. Il segreto di una rivoluzione. Roma – Bari, GLF editori Laterza, 2014.

– Francesco tra i lupi. Il segreto di una rivoluzione  [la solitudine del papa che chiama i fedeli al giubileo della misericordia]. Roma – Bari, Laterza, 2015.

– La solitudine di Francesco. Un papa profetico, una Chiesa in tempesta. Bari – Roma, Laterza, 2019.

– Francesco, La peste, la rinascita. Bari  Roma, Laterza, 2020,

– La rivoluzione incompiuta. La Chiesa dopo papa Francesco. [Roma], Il millimetro, 2025,

Roberto Rusconi, Après moi, le déluge? Il problema del fondatore ovvero il fondatore come problema, in Die zweite Generation. Transformationsprozesse in den Anfängen von Orden und religiösen Gemeinschaften in der Geschichte des Christentums, hgg. von Marco Rainini u. Andrea Riedl, Münster, Aschendorff, 2025, pp..21-47.