CARDINALIS

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CARDINALIS. UNA RIVISTA INVIATA DIRETTAMENTE AI CARDINALI

Il 4 giugno 2023 è apparso il quarto fascicolo di una rivista elettronica, Cardinalis: comparsa per la prima volta il 1° novembre 2021, e successivamente il 2 aprile e il 3 ottobre 2023. Nella front page ne vengono enunciate le finalità:
«Genesi del progetto.
I cardinali non si conoscono tra loro e sono spesso male informati dai media, che possono essere o meno al corrente delle sottigliezze ecclesiastiche.
Per questo motivo, i principi della Chiesa devono essere ben informati da una rivista fedele al Magistero che permetta loro di conoscersi per prendere le giuste decisioni nei momenti importanti della vita della Chiesa. Infatti, “i Cardinali assistono anche il Romano Pontefice (…) con i vari uffici che compiono nell’assistere il Romano Pontefice specialmente nella cura quotidiana di tutta la Chiesa“ (Can. 349).
Questo è il ruolo della rivista Cardinalis, che è tradotta in inglese, italiano, francese e spagnolo in modo che ogni cardinale possa leggerla senza difficoltà. Viene poi inviata direttamente agli indirizzi personali di tutti i Cardinali».
La rivista si avvale di “uno strumento che permette di creare riviste interattive da sfogliare on line”, appoggiato in Francia presso Calaméo (Publishing Platform for Documents and  Magazines), comprende 28 pagine ed è disponibile in quattro lingue – francese, inglese, italiano, spagnolo: il che implica un supporto non indifferente.
In verità, cercando di capire meglio chi siano i promotori, dalla casella “Scopri di più su di noi” si viene rimandati a una richiesta di donazioni, sollecitate con motivazioni che rendono esplicito l’orientamento tradizionalista della pubblicazione:
«Oggi la Chiesa è in crisi. I fedeli spesso si perdono. Alcuni vescovi a volte interrogano direttamente il Magister della Chiesa. Anche la recente abrogazione del motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI ha dato adito a molti fraintendimenti da parte di molti fedeli.
Cardinalis si propone di decifrare questa notizia in profondità, riunendo i migliori esperti vaticanisti del mondo per offrire ai cardinali informazioni chiare e di qualità. Infatti, sono i cardinali i principali consiglieri del Papa durante il suo pontificato e che eleggono il suo successore. È quindi fondamentale che abbiano accesso a informazioni di qualità».
Quanto agli illustri vaticanisti, sulle pagine della rivista compaiono a più riprese la firma di Andrea Gagliarducci, del Gruppo ACI/EWTN, e del giornalista svizzero Giuseppe Rusconi (titolare del blog Rossoporpora), oltre a giornalisti statunitensi: « Siamo un gruppo di vaticanisti ansiosi di dare il nostro contributo alla vita della Chiesa. Provenendo da Paesi diversi e di varie tendenze, desideriamo offrire ai cardinali una visione onesta e rigorosa dello stato attuale della Chiesa» scrivono “i fondatori” rispondendo alla domanda: “Chi siamo?”»
Un’analisi puntuale di quelle pagine richiederebbe molto spazio. Di qui la scelta di metterne in luce alcune caratteristiche strutturali, a partire dall’ultimo numero. La copertina presenta la foto di un cardinale ritenuto rappresentativo, il nigeriano Francis Arinze (n. 1932): “la sua voce è particolarmente ascoltata dai vescovi africani”. In copertina appaiono i richiami agli articoli ritenuti più significativi: in particolare, il rinvio all’argomento centrale di un numero: “VITA DI CHIESA. Come si svolgerà il sinodo sulla sinodalità?”, argomento che ormai ossessiona gli ambienti conservatori, che parlano talora di eresia e soprattutto agitano sempre più il pericolo di uno scisma. Motivo costante è la presentazione di due cardinali, ritenuti all’evidenza rappresentativi di opposti schieramenti: da un lato lo svizzero Kurt Koch, prefetto del Dicastero per la promozione dell’unità dei cristiani: “Il teologo con lo sguardo centrato su Cristo”, dall’altro il canadese Michael Czerny,  prefetto del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale: “Il cardinale gesuita che sembra essere nell’orecchio del Papa”. Nel terzo numero la contrapposizione era esplicita a partire dalla copertina: “PROFILE. Tagle vs Sarah. Due concezioni della Chiesa”, presentati l’uno e l’altro  come autorevoli papabili degli opposti schieramenti. Il profilo del filippino Luis Antonio Tagle (n. 1957) e del guineano Robert Sarah (n. 1945) sono a cura di Catherine More, che li ha redatti a partire da un volume di Edward Pentin, The Next Pope: The Leading Cardinal Candidate (Nashua, New Hampshire, Sophia Press, 2020) – dove il giornalista conservatore, National Catholic Register’s Rome Correspondent, ha tracciato il profilo di diciannove papabili. Negli ultimi due numeri della rivista, in effetti, la preoccupazione dei redattori si coagula in una rappresentazione su due pagine: ”I papabili”, vale a dire dodici cardinali disposti a ventaglio dai Progressisti ai Conservatori (in verità, oltre a sottolineare presenze e collocazioni, varrebbe la pena di rimarcare alcune omissioni).
«Questo spazio è aperto a tutti i Cardinali. Se volete rivolgervi ai vostri pari nel loro insieme potete farlo nella nostra rivista indipendentemente dalle vostre inclinazioni». All’invito rispondono cardinali i quali hanno superato i limiti di età che consentano di essere alla testa di una Congregazione romana (ora Dicastero) e di partecipare al conclave: come Walter Brandmüller (n. 1929), presidente emerito del Pontificio comitato di scienze storiche. Quanto a Camillo Ruini (n. 1931), già cardinale vicario del pontefice per la diocesi di Roma e presidente della Conferenza Episcopale Italiana, nel secondo numero sin dalla copertina si “lancia” un’intervista rilasciata alla giornalista statunitense Diane Montagna, accreditata presso la S. Sede: “Le conferenze episcopali non devono mettere in pericolo l’unità della Chiesa universale”. A dire il vero un’altra ossessione per gli ambienti tradizionalisti è rappresentata dal Synodale Weg della Chiesa cattolica in Germania, evocato con riferimento al cardinale Reinhard Marx (n. 1953) sin dalla copertina: “PROFILO. Il cardinale Marx vuole opporsi a Roma?”.
Un ripetuto invito a intervenire sulle pagine della rivista è accolto da un cardinale, che essendo evidentemente ancora in età da conclave, preferisce firmarsi con uno pseudonimo: nientemeno che Carlo Borromeo! (questo genere di anonimato, opzione clericale non infrequente, ha avuto un antecedente con il documento firmato “Demos”, di cui è risultato essere autore il cardinale australiano George Pell [n. 1941]). In tale contesto rappresenta una rilevante eccezione il cardinale tedesco Gerhard Ludwig Müller (n. 1947), già Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, non confermato da papa Francesco, e curatore degli Opera omnia di Joseph Ratzinger – Benedetto, con un testo inquietante: ”L’ultimo Papa. Breve descrizione dell’Anticristo”.
Allora conviene tornare al primo numero della rivista, dove spiccava in copertina il richiamo a una inchiesta: “TRADITIONIS CUSTODES. Perché un motu proprio?”, mentre all’interno si pubblicavano le foto di quattro cardinali, sotto il titolo “I principali architetti del motu proprio” (quasi a guisa di foto segnaletiche…). Seguivano “Il caso francese”, come recitava il sottotitolo: “Dato che il movimento tradizionale è particolarmente ben radicato in Francia, abbiamo deciso di analizzare la situazione di questo movimento in questo paese e i possibili effetti di Traditionis custodes”, e una “Lettera delle comunità ex-Ecclesia Dei ai vescovi di Francia sul Motu proprio Traditionis custodes”.

Le affermazioni contenute nelle pagine della rivista Cardinalis trovano ampio riscontro nella galassia delle pubblicazioni, in rete e a stampa, che si richiamano a un orientamento tradizionalista: sulle sue pagine acquistano una particolare autorevolezza, tinta dai colori delle porpore cardinalizie. Nei numeri successivi si misura peraltro un deciso spostamento, in sintonia con lo svolgersi degli eventi. Si parte dalle reazioni al motu proprio Traditionis custodes, dal problema della messa in latino, per spostarsi all’allarme suscitato dal sinodo sulla sinodalità, con le sessioni previste per l’autunno del 2023 e del 2024, e dal Synodale Weg in marcia in Germania. La chiave di volta è chiaramente individuata nella successione papale (cui sono particolarmente sensibili gli ambienti statunitensi).