
Daniele Menozzi, Il potere delle devozioni. Pietà popolare e uso politico dei culti in età contemporanea. Carocci editore, Roma, 2022, 235pp.
In questo volume sono riuniti cinque saggi di Daniele Menozzi, acuto e documentato storico del cattolicesimo in età contemporanea. È inedito l’ultimo della raccolta (Sconfiggere il comunismo: dal nazionalcattolicesimo all’anticomunismo), mentre sono stati rielaborati per l’occasione quattro contributi risalenti indietro nel tempo: Una devozione politica tra Otto e Novecento. L’intronizzazione del Sacro Cuore nelle famiglie (1997); Un patrono per la Chiesa minacciata dalla Rivoluzione. Nuovi significati del culto a San Giuseppe (2005); Contro la modernità politica. L’Immacolata Concezione di Maria (2014); “Il più italiano dei santi, il più santo degli italiani”: la nazionalizzazione di S. Francesco tra le due guerre (2015).
Il denominatore comune di quelle ricerche organiche è dichiarato dall’Autore nell’introduzione: «Questo libro si limita insomma a mettere in evidenza gli aspetti politici che il governo della Chiesa ha espressamente legato alla promozione di alcune tra le più diffuse pratiche pie nell’età contemporanea» (p. 25). In altri termini, il libro «Ricostruisce infatti il significato politico che l’autorità ecclesiastica ha attribuito ad alcuni culti nello scontro ingaggiato con il mondo moderno dalla metà dell’Ottocento alla metà del Novecento» (p. 24). In effetti le devozioni di cui si tratta, e i culti ad esse connessi, si caratterizzano per il forte impulso loro dato dalla suprema gerarchia ecclesiastica, al punto che le manifestazioni popolari assumono un carattere in un certo senso di devozione papale.
In verità, tratto metodologico comune ai diversi contributi è la loro progressiva evoluzione, che giunge a un determinato punto in cui le manifestazioni delle devozioni sono accolte dal papato, che se ne fa autorevole promotore e ne disciplina il culto. Se la trattazione concernente Fátima esplicita sin dall’inizio il percorso ricostruito dall’Autore: «La costruzione di un culto: dal nazionalcattolicesimo all’anticomunismo» (pp. 191 ss.), è nell’articolazione del contributo concernente il culto di san Giuseppe (pp. 64-99) che viene esplicitata in maniera esemplare la modalità di sviluppo degli eventi. All’inizio si colloca la difesa del« potere temporale» dei papi. Venuto meno quest’ultimo, la prospettiva mondiale in cui il papato è stato spinto, li induce alla proclamazione di san Giuseppe come «Patrono della Chiesa universale». Tale configurazione devozionale e cultuale muta di fronte al temuto insorgere del «pericolo socialista». Egli diventa allora il «tutore della famiglia cattolica» e la sua figura è compendiata nell’«operaio di Nazareth».
Come sintetizza la quarta di copertina, e come più ampiamente si argomenta nella Introduzione, una ricostruzione storica dell’evoluzione delle devozioni tradizionali – e soprattutto della loro strumentalizzazione – è estremamente necessaria nel momento in cui ad esse fanno riferimento da un lato gli esponenti politici del populismo come Bolsonaro, Orbán, Salvini: mentre dall’altro sono «un punto centrale nel programma di papa Francesco», che consiste nel rilancio della «pietà popolare». Una categoria di per sé sfuggente, che fa la sua comparsa sin dal titolo del volume, allo stesso modo di «religiosità popolare», come risultante di una riflessione incentivata da alcune istanze ricollegabili ai lavori e ai documenti originati dal Concilio Vaticano II.
La problematica si fa ancora più complessa nella lunga Introduzione (pp. 11-25), in cui Daniele Menozzi affronta tutta quella problematica con un riferimento preciso agli avvenimenti di questi anni: «nella visione di papa Francesco la religiosità del popolo non ha soltanto una valenza di riforma ecclesiale, assume anche una rilevante funzione sociale» (p. 19). D’altro canto «il vertice romano sembra dunque avere acquisito la consapevolezza che l’incoraggiamento delle pratiche della pietà popolare radicate nella tradizione cattolica non è privo di rischi» (p. 21).
Non a caso nel titolo si parla di “uso politico dei culti”, e si dovrebbe far riferimento alle «devozioni» piuttosto che a una impalpabile «devozione». In effetti, proprio in questi contributi di Daniele Menozzi si trova abbondante materiale per una riflessione sviluppata in tale direzione: «l’introduzione dei principali culti che hanno sagomato tra Otto e Novecento la vita religiosa dei cattolici è stata strettamente intrecciatata al progetto politico di riconquista cristiana della società» (p. 11).
(in corso di stampa in «Chiesa e società»)