
PIO XII, LA STORIA E LE STORIE
A Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana, si è svolto dal 9 all’11 ottobre 2023 un convegno: «New Documents from the Pontificate of Pope Pius XII and Their Meaning for Jewish-Christian Relations: A Dialogue Between Historians and Theologians». Grazie alle nuove tecnologie, non soltanto era possibile seguirne lo svolgimento in remoto, ma la registrazione dei lavori è tuttora accessibile nella sua integralità. Rispetto a un convegno L’eredità del Magistero di Pio XII, che si tenne nel 2008 nella medesima sede, si è avuto un confronto molto diretto tra i partecipanti. Nella precedente occasione il tono era rimasto sostanzialmente celebrativo.
Un intervento iniziale del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni (che si è trattenuto per tutta la durata dei lavori), ha ricordato il fermo atteggiamento da lui tenuto nel corso delle polemiche scoppiate quindici anni fa. In effetti, ricorrendo allora il cinquantesimo centenario della scomparsa di Eugenio Pacelli, vi erano forti spinte a farne procedere il processo di canonizzazione, rimasto bloccato da molti anni.
In quella ocasione, invece, le parole del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, sono risultate alquanto scialbe.
Nei giorni precedenti allo svolgimento dei lavori, dalla stampa era stata attirata l’attenzione su due documenti, che riguardavano punti chiave intorno ai quali, in qualche modo si sono addensate le discussioni durante i lavori del convegno.
Nell’ambito di un incontro tenuto a Roma presso il Museo della Shoah, il 7 settembre 2023: Salvati. Gli ebrei nascosti negli istituti religiosi di Roma (1943-44), era stato reso noto un documento che elencava 4300 nominativi, dei quali 3200 erano sicuramente di ebrei. Al convegno, nella sessione “The Rescue of Jews”, suor Grazia Loparco ha ripreso l’argomento di sue precedenti ricerche: Gli ebrei nascosti negli istituti religiosi in edifici ecclesiastici di Roma (una tematica al centro di un volume di Andrea Riccardi, uscito nel 2008).
Pochi giorni dopo era stata resa nota da Giovanni Coco, dell’Archivio Apostolico Vaticano, la lettera di un gesuita tedesco, giunta in Vaticano, che nel 1942 riferiva in maniera attendibile dello sterminio di ebrei e polacchi da parte dei nazisti. In apertura del convegno, nell’ambito della sessione “The Motivations and Decisions of Pope Pius XII”, lo stesso Giovanni Coco, autore di un recente raccolta di documenti “personali” di papa Pacelli, lo ha ricordato: Parole, silenzi e incomprensioni nei documenti di Pio XII (1939-1958) – evocando le argomentazioni di un’importante monografia di Giovanni Miccoli, pubblicata nel 2000, dove al pontefice si attribuivano “dilemmi” e “silenzi”.
A questo punto appare opportuno tentare di individuare alcuni punti fermi, in quanto tuttora offuscati dalle polemiche innescate a partire dal 1963, quando fu messa in scena la piece di Rolf Hochuth, Der Stellvertetreter (Il Vicario, Milano 1964): vi si sosteneva la sostanziale complicità di Pio XII col nazismo. La polemica si è infiammata a più riprese nel corso degli anni, sia all’interno degli studi storici sia nei mezzi di comunicazione [oltre alla versione teatrale, si ricordi il film che ne ha tratto Costa-Gavras, Amen (2002)].
Intitolare libri su Pio XII, indicandolo come «il papa di Hitler» (come fece John Cornwell nel 1999), può aver fatto vendere molte copie soprattutto presso un pubblico anglosassone ancora incline a coltivare una pregiudiziale anticattolica (antipapista), ma contribuire soltanto a inquinare sia la conoscenza adeguata dei fatti sia una loro valutazione critica.
In ben altra direzione andava la ripresa del processo di beatificazione di Pio XII, in verità introdotto da Paolo VI nel 1967, unitamente a quello di Giovanni XXIII. Nella pratica fu riaperto soltanto nel 1990, quando le due procedure vennero svincolate da Giovanni Paolo II.
Nel merito di una valutazione del comportamento di Pio XII nei rapporti con il nazismo e nei confronti della Shoah, le polemiche divamparono di nuovo in occasione del cinquantesimo anniversario della scomparsa di Eugenio Pacelli nel 1958, in un contesto di celebrazioni sovente acritiche: alcuni premevano per una beatificazione del pontefice, altri la paventavano e osteggiavano.
Dopo decenni di dibattiti anche aspri, e della contrapposizione di valutazioni non componibili, non sarebbe per niente superfluo tentare di individuare alcuni punti fermi.
- Non è in alcun modo possibile escludere che sia stata consapevole, pur tra dubbi ed esitazioni, la scelta di Pio XII di adottare nei confronti dell’affermazione del nazismo una linea diplomatica, che si caratterizzava per l’assenza di affermazione esplicite – vale a dire si attuava in “silenzio”
- Alla stregua dei governi occidentali, e anche in misura maggiore, la Santa Sede era al corrente in maniera adeguata di quanto stava accedendo nei territori europei controllati dal Terzo Reich: quindi anche delle pratiche di sterminio messe in atto nei confronti di ebrei, polacchi, zingari eccetera
- In prima istanza la Santa Sede e le gerarchie ecclesiastiche locali si mossero in difesa degli ebrei battezzati, ovvero dei cristiani cattolici (e non altri) che, per la loro discendenza, rientrassero nella persecuzione razziale messa in atto dalle autorità germaniche e dai governi che con loro collaborarono
- Permaneva all’interno della Chiesa cattolica, a partire dai suoi vertici, una decisa avversione antiebraica, certo formalmente distinguibile dall’antisemitismo razziale, comunque coltivata all’interno dello stigma liturgico dei “perfidi iudaei”
- Innegabilmente a diversi livelli le istituzioni della Chiesa cattolica si mossero in maniera attiva per difendere – cioé nascondere – quanti rischiavano di perdere la propria vita a cagione della persecuzione messa in atto dai nazisti e dai collaborazionisti – e a proprio rischio (almeno per la città di Roma ciò è ampiamente documentabile): sia non ebrei sia ebrei
Con l’apertura degli archivi uno studioso belga, Johann Ickx, direttore dell’Archivio storico della Sezione per i rapporti con gli Stati della Segreteria di Stato della Santa Sede, avendo finalmente accesso all’intera documentazione raccolta durante il pontificato di Pio XII (1938-1958), ha pubblicato una serie di narrazioni relative al «ruolo di papa Pacelli durante la seconda guerra mondiale» (al convegno svoltosi presso la pontifica Università Gregoriana si è occupati di un argomento diverso: «Il ruolo dei Nunzi visti nei “Serie Ebrei”»). Le storie di interventi benefici e umanitari, da lui narrate, sono tra le tante che ebbero luogo in quei drammatici anni, in cui era molto difficile decidere come comportarsi di fronte a una dittatura sanguinaria (un problema ridivenuto attuale alcuni decenni dopo, in Cile e in Argentina). Le storie però non sono la storia.
Esiste peraltro un ulteriore elemento da prendere in considerazione in tutta la sua imbarazzante portata, vale a dire la retata del ghetto di Roma del 16 ottobre 1943 e il comportamento diplomatico di Pio XII. Si ricordi soltanto che la partenza dei vagoni dalla stazione Tiburtina ai campi di sterminio avvenne soltanto quarantotto ore dopo (l’attraversamento della penisola non fu breve e il convoglio giunse ad Auschwitz soltanto nella notte del 23 ottobre). In quel lasso di tempo non si udì pubblicamente la voce del Romano Pontefice.
In occasione del grande giubileo dell’anno 2000 il papa, Giovanni Paolo II, volle celebrare il 13 marzo 2000 una «Giornata del perdono». In quell’occasione fu reso un pubblico un documento, redatto dalla Commissione Teologica Internazionale: Memoria e riconciliazione: la Chiesa e le colpe del passato. Vi si leggeva
- d) peccati commessi nell’ambito dei rapporti con il popolo della prima Alleanza, Israele: disprezzo, atti di ostilità, silenzi …
(cf. Giovanni Paolo II, Mainz, 17 novembre 1980; Basilica Vaticana, 7 dicembre 1991; Commissione Rapporti con l’Ebraismo, “Noi ricordiamo” 4, 16 marzo 1998)
Sino alla fine del 2009 il processo di beatificazione di Pio XII è rimasto incagliato nelle secche della procedura canonica (anche perché non si era voluto incentivarne il percorso), quando Benedetto XVI, in maniera alquanto inattesa, non prese personalmente l’iniziativa di ratificarne il riconoscimento della condizione di venerabile: vale a dire il primo passo per essere candidato alla beatificazione (caso permettendolo il riconoscimento formale di un unico miracolo operato per la sua intercessione).
Si potrebbe parafrasare la seguente valutazione, dovuta a un personaggio significativo, che in origine la espresse nell’ambito del processo per la canonizzazione di Giovanni Paolo II. Se è soltanto sostituito il nome di quel papa con il nome di Pio XII.
«Se potessi esprimere un sogno, sarebbe questo: che Eugenio Pacelli sia lasciato al giudizio della storia, abbandonando dunque l’idea di elevarlo agli onori degli altari. Sono infatti così complesse, e contraddittorie, le scelte del suo pontificato, che è difficile separare luci e ombre, le personali convinzioni dell’uomo Pacelli, la sua pietà privata, dalle sue decisioni pubbliche. Credo che, lasciare Eugenio Pacelli nella sua complessità, e come tale affidarlo alla storia, oltre che alla memoria della Chiesa, sarebbe la scelta migliore per onorarlo nella sua sfaccettata verità. L’insistenza e l’ansia con cui molti ambienti lavorano per la beatificazione di Eugenio Pacelli a me pare un atteggiamento che poco sa di evangelico, e molto di voglia di esaltare il pontificato romano come istituzione».
Riferimenti bibliografici
Le carte di Pio XII oltre il mito. Eugenio Pacelli nelle sue carte personali. Cenni storici e inventario, a cura di Giovanni Coco, Città del Vaticano, Archivio apostolico vaticano, 2023.
Johan Ickx, Pio XII e gli ebrei, Milano, Rizzoli, 2022.
David I. Kertzer, Un papa in guerra. La storia segreta di Mussolini, Hitler e Pio XII, Milano, Garzanti, 2023. (The pope at war. The secret history of Pius XII, Mussolini, and Hitler, New York, Random House, 2022).
David I. Kertzer, I papi contro gli ebrei. Il ruolo del Vaticano nell’ascesa dell’antisemitismo moderno, Milano, Garzanti, 2023 (The Popes Against the Jews: The Vatican’s Rome in the Rise of Modern Anti-Semitism, NewYork. Knopf, 2001).
Sr Grazia Loparco SDB, Gli ebrei negli istituti religiosi a Roma (1943-1944) dall’arrivo alla partenza, Milano, Vita e Pensiero, 2004.
Daniele Menozzi, Chiesa-Ebrei: il documento ritrovato, in «Settimananews», 9 settembre 2023.
Giovanni Miccoli, I dilemmi e i silenzi di Pio XII, Milano, Rizzoli, 2000.
Andrea Riccardi, L’inverno più lungo. 1943-44 : Pio XII, gli ebrei e i nazisti a Roma, Roma [etc.], Laterza, 2008.
Andrea Riccardi, La guerra del silenzio. Pio XII, il nazismo, gli ebrei, Bari-Roma, Laterza, 2022.
Roberto Rusconi, Santo Padre. La santità del papa da san Pietro a Giovanni Paolo II, Roma, Viella, 2010, pp. 491-523.
Roberto Rusconi, La controversa beatificazione di Pio XII, in Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Continuità e discontinuità di due papati, a cura di Roberto Rusconi, in «Humanitas», n.s. XLV (2010), num. 1, pp. 143-156.