PER UN MAGISTERO ALTERNATIVO

PER UN MAGISTERO ALTERNATIVO

La montante critica nei confronti degli orientamenti di papa Francesco si era gradualmente trasformata in un’opposizione attiva. In principio vi sono stati i dubia di carattere dottrinale, che quattro cardinali hanno manifestato dopo la pubblicazione dell’esortazione postsinodale Amoris Laetitia (19 marzo 2016): Walter Brandmüller (n. 1929), già Presidente del Pontificio comitato di scienze storiche dal 1998 al 2009; Raymond Leo Burke (n. 1948), dal 2008 al 2014 prefetto del supremo tribunale della Segnatura apostolica; Carlo Caffarra (1938-2017), arcivescovo di Bologna; Joachim Meisner (1933-2017), arcivescovo di Colonia.

Negli anni successivi si era fortemente incrementata la comparsa in rete degli interventi dissenzienti di alcuni prelati, dopo essere stati esclusi da ruoli apicali nella curia romana: lo statunitense Raymond Leo Burke, instancabile critico di papa Francesco; il guineano Robert Sarah (n. 1945), nel 2014 nominato da papa Francesco prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti e non prorogato nel 2021; il tedesco Gerhard Ludwig Müller (n. 1947), nel 2012 nominato Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede da Benedetto XVI e non confermato da papa Francesco nel   2017 – oltre che curatore degli Opera omnia di Joseph Ratzinger – Benedetto XVI.

Nel loro caso è apparsa marcata la volontà di andare oltre la critica, per prospettare invece un orientamento magisteriale alternativo agli indirizzi del pontificato, soprattutto dal punto di vista dottrinale: peraltro, con uno spessore teologico ben diverso tra l’uno e l’altro cardinale. Nel corso del tempo li accomunava un incremento dei loro interventi, sempre più frequenti e maggiormente impegnativi, che venivano ampiamente reindirizzati tra i siti tradizionalisti, in particolare a partire dalla anglosfera statunitense.

Meno vistosa era stata fino a tempi recenti la diffusione di interventi di altri cardinali, che sono cessati da ruoli apicali nella gerarchia ecclesiastica ed hanno inoltre superato la soglia degli 80 anni di età – ciò li esclude dalla partecipazione al conclave radunato per l’elezione di un nuovo papa. Joseph Joseph Zen Ze-kiun (n. 1932), dal 2002 al 2009 arcivescovo di Hong Kong, si è concentrato in particolare nella incessante critica a papa Francesco e al cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato, per gli accordi riservati sottoscritti con la Repubblica Popolare Cinese. In un certo senso inattesa è stata la scoperta che allo pseudonimo «Demos» corrispondesse il cardinale australiano Georges Pell (1941-2023), dal 2014 al 2019 primo prefetto della Segreteria per l’economia, incorso in una serie di disavventure giudiziarie nel proprio paese: quindi autore di un memoriale sul presente e sul futuro della Chiesa, Il Vaticano di oggi, in vista di un futuro conclave, messo in circolazione durante la quaresima del 2022,e riproposto dopo la morte di Bergoglio.

Molto aggressiva è stata l’attività di due prelati, i cui interventi incessanti vengono ampiamente riportati dai siti tradizionalisti nella anglosfera (LifeSiteNews), nell’area di lingua ispanica (InfoVaticana), nel mondo francofono (Médias-Presse.Info) e in Italia (La Nuova Bussola Quotidiana), in un intenso incrociarsi di re-indirizzi con altri siti tradizionalisti.

L’arcivescovo Carlo Maria Viganò (Varese, 1941), dopo avere ricoperto importanti ruoli all’interno del Vaticano, ha ritenuto che la sua nomina a nunzio apostolico a Washington nel 2011 fosse stata il risultato di un voluto allontanamento dalla curia (promoveatur ut amoveatur). Rimasto in carica fino al 2016, nel 2018 ha pubblicato una virulenta lettera, nella quale chiedeva una rinuncia da parte di papa Francesco per la mancanza di un’adeguata gestione del caso del cardinale statunitense Theodore Edgar McCarrick, accusato di molestie sessuali (motivo per il quale sarà privato del cardinalato nel 2018 e ridotto allo stato laico nel 2019 – morirà nel 2025). Da allora è iniziata da parte di Viganò una incessante produzione di interventi su svariati argomenti, anche sociali e politici, all’interno di un orizzonte complottista sempre più accentuato, indirizzati ai cattolici tradizionalisti, e ovviamente contro papa Francesco. Nel frattempo, era stato creato un apposito sito, che annovera l’inarrestabile documentazione dal lui prodotta (Exsurge Domine). Legato a importanti circoli economico-finanziari statunitensi, le sue iniziative sembravano adombrare un’opzione scismatica, che non risulta peraltro non avere preso davvero corpo. Per tale motivo è stato comunque scomunicato (5 luglio 2024).

Joseph Edward Strickland, nominato da Benedetto XVI vescovo della diocesi di Tyler (Texas, USA), è stato rimosso (“sollevato”) da papa Francesco l’11 novembre 2023, per avere rifiutato di applicare il motu proprio Traditionis custodes del 2021: diventando in questo modo una icona dei tradizionalisti per avere difeso la celebrazione della messa in latino. Il vescovo Strickland è divenuto una star del sistema massmediatico conservatore e tradizionalista. Dal sito «LifeSiteNews» ogni martedì e giovedì viene mandato in onda un programma: The Bishop Strickland Hour, presentato come «Una voce di certezza in tempi confusi».

Nella nuova posizione nello stesso tempo di outsider e di insider – in quanto estromesso dal governo ecclesiastico, ma ancora canonicamente vescovo – Joseph Strickland man mano ha allargato il ventaglio degli argomenti sui quali riteneva doveroso prendere posizione. Si è trattato di pronunciamenti ripetuti, che ne hanno fatto una voce popolare e affermata: in cui l’usbergo del carattere episcopale ha avvalorato la presenza mediatica. Da alcuni è stato etichettato come «The Bishop of America».

 

L’ampia eco assegnata ai loro ripetuti interventi, ormai quasi ossessivi, si inquadra nel contesto della avversione al papa argentino, divenuta attiva opposizione da parte degli ambienti economici e finanziari statunitensi, che assicurano loro un significativo appoggio.

Se si escludono pronunciamenti critici di alcuni vescovi, di carattere peraltro occasionale, ma immediatamente reindirizzati da siti tradizionalisti – in particolare dopo la pubblicazione di Fiducia supplicans (18 dicembre 2023) e  dopo le dichiarazioni di papa Francesco a Singapore nel settembre 2024 sul ruolo delle religioni, con una certa frequenza sono stati riportati interventi di Héctor Ruben Aguero, già arcivescovo di La Plata (Argentina), e di Marian Eleganti, vescovo emerito di Chur (Coira, Confederazione Elvetica).

I prelati, che maggiormente hanno intrapreso un’instancabile opposizione a papa Francesco, in diversi casi rendevano esplicito il fondamento teologico, che a loro avviso avrebbe giustificato non soltanto la possibilità, ma ancor di più la necessità di una loro presa di posizione di carattere dottrinale. A fondamento, essi hanno richiamato la propria condizione episcopale, che ne estenderebbe il magistero all’intera cattolicità – in effetti con una forzatura nell’interpretazione del testo della costituzione dogmatica sulla Chiesa approvata nel 1964 nel Concilio Vaticano II:

«in quanto membri del collegio episcopale e legittimi successori degli apostoli, per istituzione e precetto di Cristo [i singoli vescovi] sono tenuti ad avere per tutta la Chiesa una sollecitudine che, sebbene non sia esercitata con atti di giurisdizione, contribuisce sommamente al bene della Chiesa universale» (Lumen Gentium, 23)

Accomuna questi prelati un’esplicita opzione per la celebrazione della TLM, vale a dire la messa-in-latino secondo il Missale Romanum di Pio V, risalente all’età posttridentina (1570), nell’ultima revisione operata da Giovanni XXIII (1962). Se si prescinde da talune motivazioni di carattere individuale, oppure da dichiarazioni palesemente tradizionaliste, tale ostentata opzione rende pubblica un’adesione all’indirizzo in materia espresso da Benedetto XVI nel motu proprio Summmorum Pontificum del 2007,  da loro ritenuto un documento unitivo, e una sostanziale presa di distanza dalla lettera apostolica in forma di motu proprio Traditionis custodes di papa Francesco del 2021, che al contrario riduceva in maniera drastica le facoltà concesse dal predecessore, in quanto risultate divisive.

 

 

 

Per ulteriori approfondimenti si veda un volume di Roberto Rusconi sul tradizionalismo cattolico, di cui è prevista la pubblicazione in settembre presso la casa editrice Morcelliana di Brescia.