MONACHE RIBELLI: UNA POSSIBILE DERIVA SCISMATICA

MONACHE RIBELLI: UNA POSSIBILE DERIVA SCISMATICA

Una ricerca effettuata in rete con l’ausilio di un qualsiasi motore di ricerca, digitando «monache tradizionaliste», si risolve nella segnalazione di un rilevante numero di monasteri femminili: ai quali i siti informativi del web, e talora anche la grande stampa, per lo più prestano attenzione quando interviene la minaccia di una scomunica, che alla fine diviene effettiva.

Gli ambienti tradizionalisti statunitensi sono intervenuti  per sollecitare un aiuto a favore di una comunità di «Trad Carmelite Nuns»,  il cui monastero di Our Lady Co-Redemptrix a Savannah (Georgia) era stato soppresso nel 2022 in base alle disposizioni della istruzione Cor Orans,  documento emesso il 1° aprile 2018 dalla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica: «applicativa della Costituzione apostolica “Vultum Dei Quaerere” sulla vita contemplativa femminile». Si trattava di un provvedimento vaticano che, secondo gli ambienti tradizionalisti, avrebbe colpito centinaia di monasteri di religiose contemplative che non volevano sottomettersi alle «nuove direttive della teologia liberale del documento Cor Orans». Vi si contrapponeva una «esplosione» di vocazioni monastiche femminili negli ambienti tradizionalisti.

Il monastero delle carmelitane scalze di Arlington, in Texas, è stato protagonista di una lunga disputa pubblica con il vescovo di Forth Worth, di portata sostanzialmente patrimoniale. Gli ambienti tradizionalisti, soprattutto i siti web della anglosfera, hanno conferito una particolare risonanza alla vicenda, che altrimenti si sarebbe svolta in sordina, analogamente ad altre questioni del medesimo genere. Il 14 settembre 2024 il Carmelite Monastery of the Most Holy Trinity in Arlington ha annunciato ufficialmente di essersi associato alla Fraternité Sacerdotale Saint-Pie X. L’ambiente tradizionalista era comunque particolarmente radicato in quella località: nel 2024 la Arlington Latin Mass Society vi aveva organizzato il 4° pellegrinaggio nazionale per la messa-in -latino.

Tra le motivazioni della loro scelta spiccava l’indicazione di voler aderire più strettamente alla spiritualità peculiare delle monache carmelitane scalze, con la centralità attribuita alla celebrazione della messa-in-latino:

«Negli ultimi anni abbiamo sperimentato molta gioia e rinnovamento spirituale nella riscoperta delle ricchezze dell’immemorabile tradizione liturgica della Chiesa. Nel nostro desiderio di crescere in santità e in una fedeltà sempre più profonda al nostro carisma carmelitano scalzo, e come mezzo appropriato per servire meglio la Nostra Santa Madre Chiesa, nel mese di agosto, a seguito della decisione unanime del Capitolo del Monastero, e con l’accordo di tutta la comunità, abbiamo completato gli ultimi passi necessari affinché il nostro Monastero sia associato alla Fraternità San Pio X, che d’ora in poi assicurerà la nostra vita sacramentale e il nostro governo permanente ».

Le monache ringraziavano il superiore generale della FSSPX e i suoi rappresentanti negli Stati Uniti «per la loro comprensione paterna e l’accoglienza».

In effetti, la polemica suscitata da diverse vicende, di cui sono stati protagonisti i sacerdoti e i vescovi della Fraternité Sacerdotale Saint-Pie X (c.d. lefebvriani), ha fatto prestare ben poca attenzione al fatto che sin dal 1974 esista la Congrégation des Sœurs de la Fraternité Saint-Pie X, «che ha per scopo di aiutare l’apostolato dei sacerdoti della Fraternità San Pio X». L’organizzazione ecclesiastica, nei fatti parallela e separata, messa in atto dalla Fraternité sacerdotale Saint-Pie X, costituisce una modalità potenzialmente intrinseca anche ad altri ambienti tradizionalisti e può offrire in verità un appiglio a una possibile deriva scismatica, sia pure apertamente e ufficialmente non auspicata.

In conseguenza di tale scelta le monache di Arlington sono state dismesse dalla loro condizione religiosa all’interno dell’Ordine delle carmelitane scalze: decisione alla quale, peraltro, esse non riconoscono alcuna validità. Il 28 novembre 2024 la Santa Sede dichiarava «estinto» il loro monastero.

 

Sull’altra sponda dell’Atlantico una controversia ha opposto all’arcivescovo di Burgos le clarisse del monastero di Belorado, nella regione spagnola di Castilla y Leon. Alla base del conflitto vi era una questione immobiliare: si rimaneva dunque nell’ambito di una vicenda particolare e limitata, cui invece gli ambienti tradizionalisti hanno prestato una particolare attenzione – soprattutto i siti Religión en Libertad e InfoVaticana. La Conferenza Episcopale Spagnola rilevava avere assunto le monache un orientamento scismatico. A un certo punto le monache, in effetti, avevano aderito a un vescovo sedevacantista, il brasiliano Rodrigo Henrique Ribeiro da Silva, scomunicato nel 2019 – e residente a Bilbao, nei Paesi Baschi. Nel mese di giugno 2024, dopo la scomunica da parte del vescovo di Burgos, alcune ex monache hanno lasciato il monastero, altre vi sono rimaste asserragliate, minacciando di «internazionalizzare lo scisma». Il carattere scismatico assunto dalla vicenda, di per sé di portata alquanto limitata, tra novembre e dicembre ha attirato l’attenzione della grande stampa della anglosfera, da The Times a The New York Times, che nei titoli parlavano di «heretical nuns» – e con più costanza dalla stampa italiana: scomunicate, rifiutavano di lasciare il monastero.

Alcune dichiarazioni rilasciate dalla ex-badessa hanno messo in evidenza un contesto alquanto più complesso di un ennesimo episodio di circoscritta deriva religiosa e istituzionale. Sono contenute in Manifiesto di settanta pagine. Quel documento a prima vista sembrava risentire dell’influenza del vescovo sedevacantista e dei suoi collaboratori: «Abbiamo abbandonato il modernismo, un’eresia che invade le istituzioni ecclesiali che vengono da Roma». Di tale rapporto abbastanza presto le (ex)religiose si sono liberate

Nel mese di dicembre 2024 la Santa Sede ha posto fine alla prolungata controversia sopprimendo il monastero. Le ulteriori vicende di questa decina di (ex)monache, metà delle quali di età molto avanzata, al momento registrano l’apertura da parte loro – localmente note come «le monache dei cioccolatini», da esse in effetti prodotti – di un ristorante con cui finanziarsi, in mancanza di altri introiti.

Le modalità di espressione di un orientamento tradizionalista da parte di questi due monasteri femminili non devono assolutamente essere confuse con le numerose vicende che, in diverse parti del mondo cattolico, sono scaturite da un contrasto insorto fra le religiose e l’ordinario diocesano, comportando alla fine un intervento del Dicastero per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Il più volte si è trattato della progettata soppressione di un determinato monastero, al cui interno la comunità religiosa fosse ormai formata da un numero alquanto ridotto di monache, in larga prevalenza di un’età assai avanzata.

Negli ambienti tradizionalisti, al contrario, si sottolinea a più riprese che la loro proposta religiosa attira in maniera sempre crescente vocazioni religiose femminili, di orientamento claustrale, al contrario di quanto accade appunto nel mainstream della Chiesa cattolica: come l’Ordine delle Benedettine di Maria Regina degli Apostoli di Kansas City (Missouri, USA), che celebrano la messa-in-latino e rientrano tra le istituzioni tradizionaliste non in rotta con la Santa Sede, la Fraternità Sacerdotale di San Pietro (nel regime istituzionale detto Ecclesia Dei).

 

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