
12 maggio 2023 — La presidente del Consiglio sceglie il total white per l’incontro con il Pontefice durante gli Stati Generali della Natalità.
I commentatori si sono occupati nel discutere sulla opportunità che la premier apparisse in abito bianco accanto a papa Francesco, che risolse una situazione di imbarazzo con un battuta. A noi interessa invece ragionare sull’uso della veste bianca da parte del papa.
In uno degli interventi è stato detto che il papa veste di bianco da duemila anni. Anche se, a dire il vero, generalmente si scrive che il papa inizia a vestirsi di bianco a partire dal regno di Pio V (1566-1572) , il frate domenicano Michele Ghisleri che in quel modo conservava l’abito del proprio ordine religioso, ciò non è esatto.
Nel corso dei secoli l’abito bianco si carica di significati, al punto da rendere ovvia un’equazione che collega il pontificato con l’adozione di un abito completamente bianco. Di qui lo sconcerto di molti, quando fu diffusa la fotografia del primo incontro tra il pontefice rinunciatario (Joseph Ratzinger – Benedetto XVI) e il pontefice neo-eletto (Jorge Mario Bergoglio – Francesco). Un osservatore distratto avrebbe potuto pensare che la Chiesa cattolica fosse governata da due papi. In ogni caso, il mantenimento di un abito bianco mirava a sottolineare in maniera immediata un persistente carattere papale nella persona di Joseph Ratzinger.
Il 12 settembre 1948 almeno 100.000 giovani, con in testa un basco verde, si riversarono da tutta Italia in piazza S. Pietro a Roma per celebrare gli ottanta anni dalla fondazione della Gioventù Italiana di Azione Cattolica (GIAC) in un incontro con papa Pio XII (Eugenio Pacelli, 1939-1958) [nella foto di una udienza]. Dalle loro voci usciva un inno indirizzato al pontefice:
Qual falange di Cristo Redentore
la gioventù Cattolica è in cammino,
la sua forza è lo spirito divino
origine di sempre nuovo ardore;
ed ogni cuore affronta il suo destino
votato al sacrificio ed all’amor.
Bianco Padre che da Roma,
ci sei meta luce e guida
in ciascun di noi confida,
su noi tutti puoi contar.
Siamo arditi della fede,
Siamo araldi della Croce,
al tuo cenno alla tua voce,
un esercito all’altar.
Alcune spie linguistiche, di intonazione bellicosa, avrebbero potuto indirizzare alla individuazione degli autori della musica e del testo. Autore della musica intorno al 1946 fu Mario Ruccione, che musicò anche Giarabub e Faccetta nera (nel dopoguerra, nel 1955 e nel 1957, due canzoni da lui musicate vinsero il festival di Sanremo, cantate da Claudio Villa). Quanto alle parole del testo, una ricostruzione le attribuisce a Guglielmo Giannini, il giornalista fondatore del movimento dell’«Uomo Qualunque».
Non sembra dunque provata l’ipotesi che quel canto risalisse alquanto all’indietro, vale a dire al pontificato di Pio XI (Achille Ratti, 1923-1939), durante il quale si accentuò la «papolatria» deprecata dal frate domenicano francese Yves Congar – cui accenna anche in Mon journal du Concile (2002. In italiano Diario del Concilio, Cinisello Balsamo, San Paolo, 2005; 20232).
Nota
Si è preso spunto dalla lettura di due articoli apparsi a suo tempo in Toscanaoggi.it (n. 41 del 19 novembre 2006 e n. 43 del 3 dicembre 2006): I «baschi verdi» e l’Italia di oggi, e «Bianco Padre» è di Mario Ruccione.
Si veda anche Roberto Rusconi, «La dévotion au Pape et à l’Église». Un dossier del domenicano Yves-Marie Congar, in Incorrupta monumenta Ecclesiam defendunt. Studi offerti a mons. Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, a cura di Andreas Gottsmann – Pierantonio Piatti – Andreas E. Rehberg, I: La Chiesa nella storia. Religione, cultura, costume, Tomo 2, Città del Vaticano, Archivio Segreto Vaticano, 2018, pp. 1465-1484.